Caso De Girolamo: la Sanità pozzo nero di sprechi e clientele. E perché lei deve lasciare il governo….

La vicenda dell'Asl di Benevento mostra il volto sfigurato del sistema sanitario nazionale in Italia, diventato una fonte inesauribile di clientele, di un uso distorto delle risorse pubbliche e di interessi opachi

La sostituzione del ministro Nunzia De Girolamo, con quanto abbiamo sta venendo fuori a proposito dei servizi sanitari della Asl di Benevento e della Campania, è ormai inevitabile e necessaria. A meno Enrico Letta non provi, e sarebbe un grave errore, a dribblare il problema.

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Intanto il caso De Girolamo mostra il volto sfigurato della Sanità pubblica in Italia, ovvero di un sistema sanitario nazionale diventato il vero pozzo nero del Paese. Una fonte inesauribile di clientele, di un uso distorto delle risorse pubbliche, di interessi opachi (e talvolta al confine con la criminalità organizzata) che spaziano dagli appalti alle nomine, da una fornitura di qualsiasi genere a un posto di primario. Una fonte innanzitutto di sprechi quotidiani. La vicenda del ministro De Girolamo, comprese le intercettazioni abusive e l’uso improprio di questo materiale ai fini di una tribale lotta politica, torna a mettere al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica una vera emergenza nazionale, forse la più grave e la più significativa rispetto ai tanti mali che oggi affliggono l’Italia.

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Probabilmente la signora De Girolamo è già un ex ministro di un governo che rischia di inciampare nel buio dei servizi sanitari di una Asl di Benevento, e nella notte di una gestione del potere che non ha più le forme e le intermediazioni, vedi i partiti con le relative regole di convivenza tra i vari gruppi dirigenti, della Prima Repubblica, dove pure la lotta per il potere nell’universo della Sanità non era certo un’invenzione delle inchieste giornalistiche e giudiziarie. Ma quello che più sconcerta e dovrebbe farci riflettere è il fatto che il sistema sanitario nazionale, cioè il principale rubinetto di spesa delle regioni, è diventato un concentrato dei vizi e dei guasti della peggiore politica e del peggiore sistema Italia nel suo complesso.

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In Campania, come conferma il caso De Girolamo o la recente inchiesta di Caserta dove, sempre nel guazzabuglio di una Asl e dei relativi appalti, si sono infiltrati clan malavitosi a dettare legge e vincere gare. E anche, salendo e scendendo per l’Italia, nel Lazio, in Puglia, in Lombardia, in Sicilia. Cioè in tutto il Paese. Ovunque gli stessi copioni, gli stessi disastri del federalismo regionale, le stesse promesse mai mantenute di tagli degli sprechi (a partire da ospedali inutili e forniture con prezzi gonfiati), lo stesso sistema di mediocre e rozzo padrinaggio politico. Con un effetto collaterale, a parte il danno nei conti di uno Stato che rischia la bancarotta e tartassa i cittadini a colpi di tasse per coprire il pozzo nero della Sanità, di intollerabile gravità per i cittadini: il peggioramento a catena della qualità delle prestazioni e dei servizi. Fino ai rischi veri per la salute e alla evaporazione, di fatto e per le fasce più deboli della popolazione, dello stesso servizio di assistenza pubblica.

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Una sola storia per tutte, all’interno del caso De Girolamo, basta a spiegare la deriva  di cui stiamo parlando. Dagli interrogatori relativi ai metodi di gestione nella Asl beneventana al centro della bufera politico-mediatica, si scopre il caso di due stimati primari che vanno in pensione anticipata senza essere sostituiti. Si decide, appunto per risparmiare e tagliare costi, di sopprimere quei posti. In realtà si prova a decidere. Perché intanto due emissari del ministro De Girolamo (poi promossi e trasferiti nel ponte di comando del ministero delle Politiche Agricole), si oppongono a questa soluzione e chiedono la nomina, come primario di Radiologia, di un medico che non ha alcuna specializzazione in questa materia. Prescindiamo dagli aspetti penali dell’episodio, anche se qui qualcuno ha tentato di calpestare più che aggirare le norme, e poniamoci solo due domande: quanti danni può fare un primario di Radiologia che non sa bene neanche che cosa sia un’ecografia, una lastra, una radioscopia? E quanti ce ne sono in giro, specie al Sud, di primari nominati con questi requisiti professionali e con i metodi del pozzo nero del sistema sanitario pubblico?

Da Il Mattino

 

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