La Casa degli alberi: un ospedale per bambini sospeso tra i rami, in un bosco di robinie

Una casa sugli alberi e un bosco insieme a una casa: il nuovo progetto di Renzo Piano è una nuova sfida. Si tratta di cogliere l'attimo in cui si teme di perdere chi più si ama.

casa degli alberi bologna

CASA DEGLI ALBERI OSPEDALE PEDIATRICO BOLOGNA

Renzo Piano costruisce edifici che sono delle vere e proprie opere d’arte, ma stavolta con il nuovo progetto “Hospice pediatrico” di Bologna, l’architetto ha affrontato una sfida diversa e difficile allo stesso tempo. La Casa degli alberi è un ospedale per bambini con malattie gravi, che nella maggioranza dei casi possono essere curate, ma che in alcuni casi sono fatali.

Prima di realizzare il progetto dell’edificio, Renzo Piano ha riflettuto sulle caratteristiche e sugli scopi di chi starà nell’edificio. Nel caso di un ospedale, medici e collaboratori svolgono una funzione di cura e assistenza e i pazienti sono le persone da curare. Da questo punto di vista la Casa degli alberi è un ospedale speciale frutto dell’evoluzione tecnologica.

Qui si troveranno a interagire tre popolazioni diverse: bambini con malattie gravi, adulti che accompagnano i piccoli, che possono risiedere nel complesso e, infine chi cura (uomini, macchine e farmaci). I medici sono portatori della razionalità scientifica e analizzano ogni caso singolo di bambino ammalato nel contesto delle conoscenze biologiche di cui oggi dispone la ricerca più avanzata.

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I medici insieme ai loro collaboratori non sono solo dei tecnici, ma anche persone che “assistono” i bambini nei loro specifici bisogni di affetto. Nell’incertezza di scelte che comportano dei rischi, i medici prendono le loro decisioni stimando le proprietà salvifiche delle procedure biologiche e non lasciandosi dominare dalla paura. Il timore e l’ansia invece caratterizzano lo stato d’animo di chi accompagna i bambini, perché l’adulto che non sa può soltanto sperare.

Per i piccoli la malattia non deve esistere come condizione biologica, ma solo come un modo di vivere speciale, in un edificio che non è la casa abituale ma la sede delle loro cure. I bambini quindi condurranno la loro vita normale crescendo e giocando con gli altri, protetti e immersi nella quotidianità: il ciclo della vita adattato semplicemente a una condizione nuova e speciale.

La Casa degli alberi ospedale pediatrico

(Fonte immagine: Facebook)

CASA DEGLI ALBERI RENZO PIANO

Renzo Piano ha risolto il problema “speciale” con una soluzione originale: l’edificio si trova in mezzo e sopra un bosco, nel senso letterale che la Casa degli alberi fluttua visivamente sopra un bosco ceduo, non una foresta permanente, buia e fitta. Le foglie cadono in autunno e la luce filtra meglio tra rami e tronchi. Poi in primavera ricrescono, nel ciclo perenne della vita.

Una metafora che ritroviamo nel sonetto 73 di Shakespeare quando l’Autunno parla spiegandoci che è proprio nel momento in cui si teme di perdere l’Oggetto Amato che più gli vogliamo bene. Quando un adulto teme di perdere il suo piccolo, si trova nella condizione terribile di un’incertezza radicale che si fonde con il suo amore estremo e sconfinato.

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Renzo Piano è un progettista eccezionale perché ha trovato la soluzione a un problema delicatissimo, che a sua volta è stato finanziato dalla generosità “eccezionale” di Isabella Seràgnoli, che traduce i suoi averi in doni.

La Casa degli alberi è una casa sollevata da terra tra i rami degli alberi di un bosco, perché tutti i bambini sognano di vivere e giocare in una casa sull’albero, L’edificio è sospeso così come è sospesa la drammatica condizione umana di questi bambini. In questa casa tra gli alberi ci sono 14 stanze per i pazienti ma anche 8 alloggi nelle residenze per i genitori e accompagnatori.

Difficile è entrare nella sofferenza umana, perché grande è il dolore di quei genitori. Questo progetto si trova sospeso in mezzo a due dimensioni: la scienza medica con le sue terapie efficaci e la scienza umana, quella della bellezza che appartiene alla nostra cultura umanistica, con la cura dell’attimo che fugge.

(Credits immagine di copertina: bologna.repubblica.it)

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