Carne da animali clonati, battaglia nell’Ue

I  discendenti della pecora Dolly e altri animali clonati destinati a finire nei piatti dei consumatori europei. O almeno così chiede il Consiglio dei ministri dell’Ue, che ha espresso parere favorevole all’import e al consumo di carne clonata in Europa. Ieri la questione è stata animatamente ridiscussa in un incontro tra i ministri delle politiche […]

I  discendenti della pecora Dolly e altri animali clonati destinati a finire nei piatti dei consumatori europei. O almeno così chiede il Consiglio dei ministri dell’Ue, che ha espresso parere favorevole all’import e al consumo di carne clonata in Europa. Ieri la questione è stata animatamente ridiscussa in un incontro tra i ministri delle politiche alimentari dell’Ue e gli eurodeputati. Tra Europarlamento e Consiglio, infatti, è in corso da mesi un braccio di ferro sulla proposta di utilizzo per finalità alimentari degli animali clonati e della loro progenie.

Molti Stati membri, Gran Bretagna in testa, con il sostegno del parere favorevole espresso sia dalla britannica Fsa (Food standard agency) sia dall’europea Efsa, l’Agenzia per la sicurezza alimentare con sede a Parma, sono propensi ad aprire le porte ai prodotti alimentari ottenuti da questi animali. Il Parlamento europeo, invece, reputa inaccettabile questa ipotesi e la restituisce al mittente, chiedendo alla Commissione di presentare una proposta di regolamento. "Una posizione – chiarisce Dario Dongo del Fattoalimentare.it – che appare in linea con il principio della ‘better regulation’ (il legiferare al meglio, ndr), cui l’attività legislativa europea dovrebbe sempre ispirarsi. Secondo i parlamentari non si può mettere sullo stesso piano, e sottoporre a identiche procedure, l’approvazione di alimenti la cui novità sia legata all’impiego di nuovi microrganismi ed enzimi con quella di cibi derivati dalla manipolazione genetica dei nipoti della pecora Dolly".

Il conto alla rovescia per definire il nuovo regolamento è già iniziato. Secondo la procedura di conciliazione legislativa, se entro il 29 marzo Parlamento e Consiglio non troveranno un accordo, si dovrà ripartire da capo. E la disciplina dei nuovi alimenti rimarrà ancorata al vecchio regolamento (CE) n. 258/97, la cui complessità ha di fatto ostacolato la ricerca e lo sviluppo di prodotti potenzialmente utili alla popolazione europea che, come risulta dal recente rapporto Oecd (Organisation for economic cooperation and development), tende a invecchiare e aumentare di peso oltre misura.

L’europarlamentare Pd Gianni Pittella, primo vicepresidente del Parlamento europeo e il responsabile di questo negoziato, ritiene necessario trovare un punto di equilibrio. "Non vogliamo latte e carni degli animali clonati sulle nostre tavole – spiega Pittella – quello della clonazione a fini alimentari costituisce il principale nodo politico da sciogliere e l’Europarlamento vuole chiarezza. Per questo continueremo a chiedere un quadro legislativo vincolante in grado di coprire tutti i principali aspetti relativi alla clonazione. Fino a quando questo quadro di norme non sarà in vigore riteniamo necessario prevedere una moratoria nei confronti di tutti i cibi derivanti da animali clonati e dalla loro discendenza".

Circa le sorti del negoziato e le probabilità che si raggiunga un accordo entro fine marzo, Pittella ha le idee chiare: "Ci sono buone possibilità di trovare una soluzione condivisa a condizione che il Consiglio dimostri maggiore ragionevolezza. Le scelte in una materia tanto delicata – la salute dei cittadini – non possono essere condizionate dagli interessi economici e dalle relazioni commerciali con i principali Paesi d’oltreoceano, USA e Paesi latinoamericani, dove la clonazione a fini alimentari è prassi corrente. Un buon segnale pare arrivare da Italia e Francia che sembrano volersi schierare contro l’ingresso di animali clonati nel mercato, spaccando così l’unità in seno al Consiglio".

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