Capri, magìa e turismo: cafonal batte glamour

Agosto caprese con vista su una Piazzetta in disarmo. Anonima. Anche i tavolini dei bar piangono in questa estate che lascia un senso di vuoto e di insoddisfazione nonostante la quantità delle presenze, anche in tempi di vacche magrissime, continui ad essere in linea con le statistiche delle stagioni buone. E’ la qualità, "quella" qualità […]

Agosto caprese con vista su una Piazzetta in disarmo. Anonima. Anche i tavolini dei bar piangono in questa estate che lascia un senso di vuoto e di insoddisfazione nonostante la quantità delle presenze, anche in tempi di vacche magrissime, continui ad essere in linea con le statistiche delle stagioni buone. E’ la qualità, "quella" qualità caprese, che non c’è più.

Marco, l’autista del Capri Palace di Anacapri, continua a coltivare i suoi sogni: "Un giorno o l’altro – dice – andrò al porto a prendere Barack Obama".  Chissà se ce la farà davvero, ma il suo bilancio, comunque, è positivo, perché in questi mesi ha conosciuto Leonardo Di Caprio e ha scarrozzato per l’isola il vicepresidente russo Igor Sechin, che è grande amico di Putin.

Da anni, dunque, si batte sullo stesso tasto: Capri non è più Capri. Raffaele La Capria, che festeggia in Toscana i cinquanta anni del suo "Ferito a morte",  in un libro fortunato che ha anticipato i tempi bui di questi anni è giunto a conclusioni scoraggianti:  l’isola più glamour del mondo non riesce, ormai, ad opporsi all’aggressione del cafonal e, quindi, ha cambiato pelle perdendo progressivamente la sua identità e il suo fascino. In questa estate che non è mai sbocciata  la sensazione di disorientamento è più forte.

 

Dov’è finita la Piazzetta? E soprattutto dove sono gli intellettuali? Non ce ne sono e se qualche volta ritornano si nascondono. Un tempo, quando Capri era la musa per eccellenza, la piazzetta era la passerella più ambita del mondo.  L’ultimo a gettare la spugna è stato Erri De Luca che ha scelto una piccola isola greca quasi al confine con la Turchia. Ma prima di lui sono fuggiti in tanti,  delusi dalla piega che ha preso il turismo caprese, non  più "esclusivo".

Tanta gente,  ma niente e nessuno da segnalare. E così accade che il  caso di questa estate – anche se gli operatori turistici se la prendono quando qualcuno lo fa notare – è la geniale trovata di una coppia di ladri che ha investito cinquemila euro per fittare un appartamento a pochi metri dalla piazzetta e in pochi giorni ha messo a segno una serie impressionante di furti nelle case più ricche. Roba da Guinness dei primati per un caprese doc come Dudù La Capria che ha appena pubblicato un pamphlet  per intonare il requiem in memoria della sua  Piazzetta e di  questa Capri nella quale "trionfano soltanto le canzoni napoletane che il turista di bocca buona si aspetta, accompagnate da una patetica voce sentimentale che ne banalizza la bellezza".

Il riferimento allo  stile chiassoso e spesso scomposto della taverna di Guido Lembo è più che evidente, ma il senso sotteso è la nostalgia della Capri che fu, quella di Graziella Buontempo Lonardi e di Camilla Cederna che negli anni Sessanta raccontò uno sconcertante funerale isolano con il morto –  un miliardario americano – chiuso in un sacco di juta e trasportato a spalla dall’ospedale alla sua villa per non turbare l’atmosfera della piazzetta.  Senza mostrare scandalo, anzi giustificando la decisione:  "Ma come si fa a Capri a turbare con spettacoli tristi la gente allegra in sandali d’oro e calzoncini scozzesi che beve al bar Vuotto"?

Oggi i sandali al più sono impreziositi da pietre Swarovski e perfino il bar Vuotto non c’è più da quando il mitico proprietario ha passato la mano ai suoi dipendenti riuniti in cooperativa. E allora? Nabel Pulita, un ambientalista molto presente sulla scena caprese, ha una sua ricetta: "Per tornare ad essere se stessa – dice –  Capri deve tornare ad essere desiderata. Oggi non si fa né buon turismo né buona cultura". Sembra facile, ma non lo è perché i questi anni si è imposto un "modello" completamente diverso da quello che scandì  la bèlle epoque.

Le vecchie botteghe sono scomparse, insieme agli artigiani che costruivano sandali e scarpe di corda che erano l’oggetto del desiderio di gente famosissima. "E’ vero – ammette Nabil – il futuro di Capri è un ritorno all’antico. Meno griffe prestigiose che al calar di settembre spengono le luci e più iniziative degne della grande tradizione culturale. Il Premio Malaparte ha portato sull’isola i nomi più grandi della letteratura mondiale – da Saul Bellow, a Moravia a Isabel Allende – i quali hanno scritto pagine memorabili di vita caprese". E Franco Cerrotta, il sindaco di Anacapri, è d’accordo: "E’ vero, occorre cambiare registro, ma non è facile tornare indietro. Il problema, però, è come ci si pone rispetto ai problemi, bisogna essere ottimista e io lo sono. Questa isola è immortale". D’accordo. Ma a furia di crederlo non lo è più, anche se gli isolani non lo hanno capito.

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