Biblioteca vivente al carcere di Bollate: ogni detenuto diventa un libro da ascoltare

Riprende il metodo nato in Danimarca oltre 20 anni fa per far cadere stereotipi e pregiudizi sociali: qui non si sfogliano i libri, ma si ascoltano le storie delle persone

BIBLIOTECA VIVENTE BOLLATE –

Qui non si sfogliano i libri di carta, ma si ascoltano “libri umani“. Cos’è una biblioteca vivente? Si tratta di un posto dove a raccontare le storie sono le persone, anzi: sono le persone che fanno le storie. E i lettori interagiscono con loro. Le storie che raccontano sono quelle che hanno vissuto: appartenenti a minoranze, vittime di pregiudizi e generalizzazioni, i “libri umani” del carcere di Bollate sono i detenuti. La Biblioteca vivente di Bollate – il cerchio si chiude – recentemente ha dato vita a un libro vero, di carta. Il titolo è – semplicemente, ora che sapete cos’è – Biblioteca Vivente (pubblicata a cura dell’associazione ABcittà, a firma di scrittori emergenti e giornalisti), ed è il risultato di un progetto di inclusione che ha coinvolto i detenuti del carcere di Bollate.

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LA PRIMA BIBLIOTECA VIVENTE –

Un’idea non nuova: la prima Biblioteca Vivente è nata nel 1993 in Danimarca, come reazione di una onlus a un episodio di discriminazione razziale. Lo scopo è quello di favorire l’incontro tra persone di diversa età, sesso, stili di vita, background culturale. Il racconto e lo scambio avvengono in un luogo condiviso, la biblioteca in questo caso. Lo slogan che riassume il metodo è: “Non si giudica un libro dalla copertina”. Niente tabù, bando alle timidezze: di fronte al libro vivente si sta a cuore aperto, si fanno liberamente le proprie domande, cogliendo l’occasione di incrociare la propria vita con quella di persone che non capita spesso di incontrare nelle proprie giornate.

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DETENUTI CARCERE BOLLATE –

L’obiettivo della cooperativa sociale ABCittà, che ha portato questa realtà a Milano, è contrastare gli stereotipi e i pregiudizi sociali attraverso lo strumento più di ogni altro adatto a superare barriere fisiche e mentali: il racconto, la narrazione. Il progetto coinvolge altre minoranze sociali sin dal 2011: i 60 detenuti del carcere di Bollate si sono aggiunti nell’ultima edizione e hanno attirato diverse centinaia di cittadini, in qualità di lettori dei libri viventi.

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