Auto elettrica, la lezione di Berlino

La scommessa è molto ambiziosa: centomila auto elettriche, nella sola Berlino, entro il 2020, cioè nello spazio dei prossimi dieci anni. Con la copertura e il sostegno del governo federale, gli amministratori della capitale tedesca puntano a rivoluzionare i trasporti privati nella città e vogliono dare una scossa sia sul versante del risparmio energetico sia […]

La scommessa è molto ambiziosa: centomila auto elettriche, nella sola Berlino, entro il 2020, cioè nello spazio dei prossimi dieci anni. Con la copertura e il sostegno del governo federale, gli amministratori della capitale tedesca puntano a rivoluzionare i trasporti privati nella città e vogliono dare una scossa sia sul versante del risparmio energetico sia dal punto di vista delle politiche a difesa dell’ambiente. Il piano ha tre punti fermi. Innanzitutto è bipartisan, gradito ai conservatori come ai socialdemocratici ed ai verdi, recenti trionfatori alle elezioni regionali. In secondo luogo, è costoso, e prevede incentivi pubblici, soltanto per partire, per almeno 80 milioni di euro. Infine, coinvolge le aziende che producono energia (saranno costruite nella capitale almeno 50 colonnine per i rifornimenti elettrici), le grandi case automobilistiche, che devono sviluppare la tecnologia elettrica, e i cittadini che sono chiamati a un uso più responsabile dell’automobile. Che cosa insegna l’esperimento lanciato a Berlino? Semplicemente che l’auto elettrica, una nuova frontiera dell’industria come degli stili di vita, potrà diventare una  realtà collettiva soltanto in presenza di un progetto da sistema Paese che metta insieme diversi interlocutori.

Al momento, i due scogli ancora da superare restano i tempi di consumo delle batterie e le relative ricariche e gli eccesivi costi dei modelli. In entrambi i casi servono investimenti pubblici (da qui gli incentivi, come nel caso delle energie rinnovabili) e privati (specie nella ricerca). E soltanto attraverso la combinazione di questi due fattori, la tecnologia e il mercato, l’auto elettrica potrà diventare un prodotto da mass market e uscire così dal libro dei sogni.

Infine c’è un aspetto che non va sottovalutato: dobbiamo abituarci a una significativa riduzione dell’uso dell’automobile nelle città. E’ un passaggio obbligato. In Italia, per esempio, abbiamo un doppio record: da un lato siamo in testa alle classifiche dei consumatori di automobili (ne possediamo 67 ogni 100 abitanti) e dall’altro le utilizziamo, nel 30 per cento dei casi per percorsi inferiori ai due chilometri. Uno spreco di massa che, certo, l’auto elettrica potrà aiutare a eliminare, ma che ha bisogno di uno sforzo in più: l’adozione di  nuovi stili di vita.  

 

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