Asili nido: l’imbroglio di Roma dove truccano le carte

Non si possono cambiare le tariffe, con aumenti del 15 per cento, a iscrizioni già fatte. I rincari del comune non sono corretti e la rivolta dei passeggini è giusta. Grande spreco sulla pelle dei cittadini.

AUMENTO TARIFFE ASILI NIDO ROMA – La rivolta dei passeggini, migliaia di genitori in piazza a Roma, a protestare contro gli improvvisi aumenti delle tariffe degli asili nido, è sacrosanta. La stangata decisa dall’amministrazione comunale, con un colpo a sorpresa annunciato nel mese di settembre, è sbagliata nel merito e nel metodo.

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LA RIVOLTA DEI PASSEGGINI IN CAMPIDOGLIO A ROMA – Nel merito: non si possono aumentare queste spese, con incrementi dal 7 al 15 per cento in base alle fasce di reddito, in un momento del genere. Ci sono circa 21mila famiglie coinvolte delle decisione del Campidoglio e per alcune di queste l’aumento si traduce in un costo aggiuntivo di oltre 300 euro al mese, considerando anche il fatto che è stata eliminata l’iscrizione gratuita per i figli successivi al terzo. Un aumento insostenibile.

Quanto al metodo, qui si sfiora l’imbroglio. L’aumento, infatti, è stato comunicato alle famiglie alcuni mesi dopo l’iscrizione agli asili comunali, costringendole così ad accettarlo, a giochi fatti. Vi sembra giusto sottoscrivere un patto, con relativo pagamento e prezzo, con la pubblica amministrazione e poi vederlo stracciato qualche mese dopo?

PROTESTA GENITORI CONTRO AUMENTO TARIFFE ASILI NIDO ROMA – Dal Campidoglio si difendono parlando, con linguaggio surreale, di aumenti dettati dalla necessità di «adeguamenti dei prezzi agli indici Istat». Balle. Sulle quali, dopo il ricorso delle associazioni delle famiglie, deciderà il Tar. Intanto i romani sanno che la promessa in campagna elettorale di Ignazio Marino di fare di Roma «una città a misura di bambini» era una bella bugia.

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