Aumento dell’Iva: adesso blocchiamo la speculazione

L'aumento dei prezzi, in realtà non è giustificato. Scopri perché.

Aumenta l’Iva dal 21 al 22 per cento e scatta l’incubo, per i consumatori, dell’aumento dei prezzi. I soliti petrolieri non hanno perso un minuto, e così la benzina é già aumentata di 1,5 centesimi, il diesel di 1,4 centesimi e il gasolio di 0,7 centesimi. Continuando di questo passo, il vero rischio è che la crisi politica si scarichi direttamente sulle tasche delle famiglie, senza eccezione. Una follia. Spinta anche dal soffio della speculazione, che in questi casi è sempre in agguato.

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L’aumento dei prezzi, nonostante il ritocco dell’Iva, in realtà non è giustificato. Per diversi motivi. Innanzitutto l’Iva sale solo per alcuni prodotti (aumentano invece le parcelle dei professionisti), pari a circa il 30 per cento dell’offerta complessiva nelle varie categorie merceologiche. Quindi non è giustificato alcun automatismo, dall’Iva alla fettina di carta o alla pasta e alla frutta, per capirci. In secondo luogo i commercianti possono fare uno sforzo per evitare aumenti indiscriminati: è anche nel loro interesse, perché un ritocco dei listini dei prezzi, in questo momento, darebbe un colpo ai consumi e sarebbe dunque controproducente.

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Non a caso, diverse società della grande distribuzione, a partire da Coop, Esselunga e Ikea, hanno già annunciato che non aumenteranno di un centesimo i listini di tutti i loro prodotti. Un esempio che, auguriamoci, potrà essere seguito a ruota da tanti altri distributori commerciali, mentre le associazioni dei commercianti farebbero bene a raccomandare a tutti i loro iscritti di non aumentare i prezzi per non colpire le famiglie e per non deprimere i consumi. Sarebbe una bella operazione di marketing, utile alle aziende ed ai cittadini.

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Infine, a questo punto si devono accendere i fari delle associazioni dei consumatori. In questi giorni continuano a pubblicare dati sui costi, per ogni famiglia, dell’aumento dell’Iva: una stangata che, secondo le varie associazioni, potrebbe costare da 250 a 340 euro l’anno. Sono costi insostenibili in un momento così critico, e speriamo che siano il frutto di annunci allarmistici. In ogni caso, le associazioni dei consumatori, oltre a lanciare allarmi, farebbero bene a denunciare tutti i casi di eventuali speculazioni. E il noto Mr. Prezzi, cioè l’autorità pubblica di garanzia e di controllo sui prezzi ai consumatori, dovrebbe battere un colpo e dare un senso alla sua esistenza.

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