Anche la deLorean diventa verde

La deLorean di futuro se ne intende. E non solo per merito di Ritorno al futuro, il film che l’ha resa celebre. Il modello della Ev-Now! Foundation è unico al mondo: supporta un motore interamente elettrico e tutto made in Italy. Un’auto che può arrivare fino a 200 km all’ora, che ha un’autonomia di sette […]

La deLorean di futuro se ne intende. E non solo per merito di Ritorno al futuro, il film che l’ha resa celebre. Il modello della Ev-Now! Foundation è unico al mondo: supporta un motore interamente elettrico e tutto made in Italy. Un’auto che può arrivare fino a 200 km all’ora, che ha un’autonomia di sette ore e che si ricarica alla presa elettrica del garage. La deLorean Dmc-12 è stata la protagonista del workshop organizzato dall’Università di Pavia dedicato alle energie rinnovabili.

COME UN FERRO DA STIRO – «Quando è in carica assorbe 2,2 kilowattora, come un ferro da stiro», spiega Daniele Invernizzi, tra i fondatori della Fondazione Ev-Now!, «e un pieno costa 1,80 euro». Ma la particolarità di quest’auto è che non è nuova: «È stata costruita a Belfast nel 1981: un esemplare davvero raro, visto che ne sono state prodotte circa 2.500 e, tra demolizioni e incidenti, ne sono rimaste in circolazione appena un migliaio». Come fa quindi a essere elettrica? La storica auto disegnata dalla Italdesign di Giugiaro è stata semplicemente riconvertita. È questo lo scopo di EV-Now: sostenere il retrofit elettrico, ovvero la sostituzione di motori endotermici a scoppio in elettrici, su un modello progettato e assemblato da aziende e istituti di ricerca lombardi: «La nostra filosofia è opensource, la stessa che ha portato Linux a essere un sistema operativo competitivo con i big dell’informatica. Le nostre tecnologie sono a disposizione della comunità e di coloro che vorranno produrle, a patto che però rispettino il nostro codice etico». Risparmio è la parola d’ordine: «Per convertire una macchina basta andare in un’officina o dall’elettrauto convenzionato e costa fino al 50% in meno rispetto a comprare un’auto elettrica nuova. Senza contare che il primo tagliando lo si fa dopo un milione di chilometri al costo di 50 euro».

PRIME CONSEGNE – La macchina riconvertita viene smontata di tutti i pezzi legati al motore, come marmitta e cambio (rimpiazzato da un joystick per marcia avanti e indietro). In sostituzione vengono installati un motore elettrico e batterie al litio. Tempo di consegna: due giorni, poi l’immatricolazione. In pratica, un’auto nuova. «Per ora circolano solo una decina di auto retrofit», prosegue Invernizzi, «sono gli appassionati che hanno voluto sperimentare. Abbiamo intenzione di commercializzare le prime auto a partire dal prossimo anno: per ora ci stiamo organizzando con un gruppo di acquisto, a cui hanno già aderito circa 2 mila persone». La deLorean è di proprietà della Fondazione, ma può essere noleggiata. Per ora i test drive vengono fatti con una piccola Smart retrofit dotata di tutti i comfort: «Le nostre auto dispongono di una centralina che comunica con un tablet Android posizionato sul cruscotto. In questo modo chi guida può avere sotto controllo tutti gli indicatori dell’auto. Il tablet però è anche un dispositivo bluetooth, connesso alla nostra rete (per l’assistenza)». Così gps, impianto stereo e vivavoce diventano di serie, come lo sbrinamento automatico: «Si può impostare la temperatura interna della macchina in modo da ritrovarsela già calda quando ci saliamo nelle gelide mattine d’inverno». Accogliente e silenziosa.

ZERO EMISSIONI – La macchina elettrica è a emissioni zero e fa a meno del petrolio. Ma a Pavia esperti e studiosi si sono interrogati sul futuro energetico dell’Italia, ora che ha detto (ancora) no al nucleare: «In qualche modo dovremo sopperire al deficit energetico del Paese», sostiene il professor Lucio Andreani, organizzatore del workshop. Per raggiungere l’ambizioso traguardo Ue del 20% di rinnovabili entro il 2020, gli occhi sono puntati sull’energia pulita proveniente in particolare da sole, vento e biomasse: «Bisogna fare un uso intelligente delle risorse e delle fonti e soprattutto degli spazi: nessuna energia è a impatto zero». Quindi un monito agli ambientalisti: «I pannelli solari sui tetti dei centri storici vanno evitati certo, ma non si può sempre dire di no».

Torna in alto