Anche il sommelier diventa minimalista. Addio ai lussi del vino

Il bicchiere giusto, d’accordo. Adatto al vino da degustare, va bene. Ma, suvvia, non esageriamo. Si sono visti troppi calici, di tutti i tipi e dimensioni, sui banchi d’assaggio per intenditori veri o presunti; nei convivi privati, dove a trionfare era piu’ l’apparenza che la sostanza. Dove anche lo sfoggio di cavatappi era inversamente proporzionale […]

Il bicchiere giusto, d’accordo. Adatto al vino da degustare, va bene. Ma, suvvia, non esageriamo. Si sono visti troppi calici, di tutti i tipi e dimensioni, sui banchi d’assaggio per intenditori veri o presunti; nei convivi privati, dove a trionfare era piu’ l’apparenza che la sostanza. Dove anche lo sfoggio di cavatappi era inversamente proporzionale alla funzione. Cioe’ stappare una bottiglia. Adesso si cambia. Questa moda non e’ piu’ di moda. La nuova tendenza tra gli eno-appassionati e’ il minimalismo. Il sito winenews.it (cliccatissimo dagli amanti del vino) la chiama, all’inglese, “Less is more”. Noi mettiamola sul buon senso – che va sempre bene – per dire che sta tramontando (c’entra anche la crisi economica?) la rincorsa al lusso e agli esibizionismi. Trattandosi di vini si punta piu’ sul contenuto che sul contenitore. Il nuovo trend annunciato dovrebbe trovare conferma tra gli stand del 44 Vinitaly, la Fiera internazionale del settore che si svolge a Verona da giovedi’ 8 aprile al 12. Stop all’overdose dell’oggettistica? Pare di si’. Anche se i fan del gadget enologico non demordono (per loro, al Vinitaly, c’e’ sempre il reparto merchandise, tra cose utili e futili). Manlio Collavini, vignaiolo friulano, a Corno di Rosazzo (Udine), sostiene che, per quel che riguarda la sua azienda, lo stile e’ sempre stato parsimonioso. “Rapporto qualita’ prezzo delle bottiglie, niente regalie e cose del genere – spiega -. Oggi piu’ di ieri, il cliente bada al sodo. Fare scena serve a poco o niente. Anche la voce “ritualita’” e’ nel mirino. In Italia, durante gli ultimi anni, mentre il “bere bene” allargava il giro degli adepti, si e’ assistito al teatrino delle degustazioni che, spesso, rasentava il ridicolo: luoghi, gesti, oggetti e comportamenti assolutamente esagerati. Adesso si va recuperando un rapporto piu’ semplice e immediato con il vino. Conferma Giuseppe Vaccarini, presidente della “Sommellerie professionale italiana”: “Il business dell’enogastronomia aveva reso ogni appuntamento inutilmente spettacolare. Ora le degustazioni hanno un tono piu’ sobrio, essenziale. Il decanter? Ne ho una collezione negli armadi. La verita’ e’ che la bottiglia con il collo allungato dove “passare” il vino importante, prima di servirlo, e’ praticamente inutile. Sui bicchieri, invece, ci vuole attenzione. Certo, non ne occorrono tanti; tuttavia, trovo non secondario scegliere il calice ad hoc”. Andrea Cecchi, produttore toscano, si sofferma sui luoghi. “Gli eventi di presentazione dei prodotti hanno cambiato registro – afferma -. Si abbassa il tono per far brillare meglio la qualita’. Basta con le cattedrali del lusso, meglio invitare gli ospiti nella propria cantina o in posti raccolti e discreti. Poche sere fa ho organizzato una degustazione del mio Vermentino di Maremma a Milano in uno studio d’architettura. Pochi fronzoli, una cenetta a base di pesce, allegra, informale”. “Gli eno-appassionati vogliono degustazioni piu’ essenziali – sottolinea winenews.it -. Non banali, pero’. Tendono al meno, chiedendo il massimo”. L’approccio al vino, dunque, diventa easy. Esperimento non sensazionalistico, ma di autentico piacere. Gaetano Marzotto, presidente del Gruppo Vini Santa Margherita e presidente di Pitti Immagine, e’ d’accordo. Con una premessa: “I cultori del lusso assoluto resistono, specie tra i nuovi ricchi del Far Est. Le loro cantine sono forzieri, l’esibizionismo e’ sfrenato”. Quindi, sottolinea: “La tendenza oggi e’ quella di non strafare. Si beve bene, con ragionevolezza, si cercano abbinamenti corretti tra vini e cibi del territorio. Ma soprattutto si socializza”.

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