A Sciacca il record degli sprechi in Europa

“Un mausoleo di lavori pubblici mai completati”. Così il Wall Street Journal, in un articolo, definisce Sciacca, la cittadina siciliana balzata agli onori delle cronache come l’emblema degli sprechi in Europa. Record non solo italiano ma addirittura europeo per il comune di 40mila abitanti della provincia di Agrigento, in cui si verifica la maggiore concentrazione […]

Un mausoleo di lavori pubblici mai completati”. Così il Wall Street Journal, in un articolo, definisce Sciacca, la cittadina siciliana balzata agli onori delle cronache come l’emblema degli sprechi in Europa.

Record non solo italiano ma addirittura europeo per il comune di 40mila abitanti della provincia di Agrigento, in cui si verifica la maggiore concentrazione di opere incompiute sia pubbliche che private. Una piscina olimpionica, ben undici hotel, un grandioso teatro costato 18 milioni e persino una chiesa e un parco acquatico per il quale nel corso degli anni ’80 erano state acquistate anche due orche. Tutte opere mai completate.

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L’acquisto di due orche nel 1980 per far ripartire un settore turistico in questo angolo della Sicilia occidentale è stato un flop. Il parco acquatico che le avrebbe ospitate non fu mai realizzato, nonostante un decennio di pianificazione che ha portato a trasferire le orche in uno zoo islandese”, come si legge nell’articolo in riferimento al parco acquatico. Ma il Wall Street Journal si sofferma anche sulle altre strutture: “L’acqua piovana riempie le vasche di due piscine olimpioniche e le erbacce ricoprono la struttura che le custodisce che non é stata mai aperta. La carcassa di cemento di una casa di riposo, che si affaccia sul porto di Sciacca, resta priva di inquilini e di energia elettrica, decenni dopo la sua costruzione”.

Il quotidiano americano attacca Sciacca non solo per denunciarne gli ingenti sprechi di denaro pubblico ma anche per mettere in evidenza una questione molto più ampia e che va oltre i confini della stessa Sicilia. Secondo il Wall Street Journal, infatti, le spese inutili delle regioni italiane hanno un peso del 14 per cento sul Pil e hanno contribuito a gonfiare il debito pubblico del nostro Paese. Un male, sottolinea il quotidiano, che coinvolge sia le regioni del sud che quelle del nord.

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Ma tornando alla situazione strettamente siciliana, il problema, tuttavia, non sono solo le opere rimaste incompiute ma anche tutte quelle strutture che per la loro costruzione hanno richiesto anni e anni di lavoro e che ora si rivelano inadeguate perchè costruite secondo criteri non più validi.

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