A Roma una stazione fantasma dopo avere speso 170 milioni di euro

Doveva essere una struttura tra le più moderne d’Italia, il primo grande hub dell’alta velocità italiana e invece a più di un anno dall’inaugurazione, la nuova stazione Tiburtina di Roma si aggiudica un posto in cima alla lunga lista delle infrastrutture inutilizzate del Belpaese. Come leggiamo su L’Espresso, dopo tre anni di lavori e 170 […]

Doveva essere una struttura tra le più moderne d’Italia, il primo grande hub dell’alta velocità italiana e invece a più di un anno dall’inaugurazione, la nuova stazione Tiburtina di Roma si aggiudica un posto in cima alla lunga lista delle infrastrutture inutilizzate del Belpaese.

Come leggiamo su L’Espresso, dopo tre anni di lavori e 170 milioni di euro spesi, l’avveniristico scalo ferroviario realizzato in cristallo e acciaio e intitolato a Camillo Benso conte di Cavour, si presenta oggi come una maestosa cattedrale deserta in qualunque momento della giornata.

Il motivo è semplice: il numero di treni ad alta velocità in partenza dall’hub a loro dedicato appare sottodimensionato rispetto al gigantismo della stazione. Basti pensare che ogni giorno Trenitalia fa partire da Tiburtina appena otto Frecciarossa diretti a Milano, sette a Torino e tre a Napoli. Con Venezia invece manca un collegamento diretto. Per la maggior parte dei convogli la base continua a essere la centralissima Stazione Termini. Va un pò meglio con Italo, che opera quarantuno collegamenti giornalieri con la nuova stazione. Tutto questo fa sì che i 140 mila frequentatori al giorno stimati all’apertura della stazione siano presenti solo sulla carta.

Ma non finisce qui: tutti gli spazi dedicati alle attività commerciali sono ancora vuoti e inutilizzati. Manca tutto, dal bar all’edicola, ai fast food fino ai negozi di moda e accessori. Non c’è neppure un infopoint per i turisti e le sale conferenze tra cui otto speciali “bolle” sopraelevate con vista sui treni non sono mai state adoperate. L’unica cosa funzionante sono i due enormi tabelloni elettronici con gli orari di arrivi e partenza dei treni che però, ironia della sorte, nessuno utilizza.

Priva di negozi la galleria soprelevata è perennemente vuota, di fatto i passeggeri non hanno motivo di utilizzarla. La stessa scena si ripete sulle cinquantadue scale mobile di accesso, più agevole raggiungere i binari dallo stretto sottopassaggio della vecchia stazione. Le uniche due attività aperte sono Casa Italo, dove qualche decina di viaggiatori consulta giornali e tablet prima di salire in carrozza e un Club Freccia pieno di poltrone dal design moderno ma ancora vuoto di passeggeri.

Nelle scorse settimane anche il sindaco Gianni Alemanno per la prima volta ha ammesso le difficoltà spiegando che “il primo bando è andato deserto, Ferrovie dello Stato lo sta ripetendo per fare in modo di assegnare tutti gli spazi commerciali”. Questo, nonostante alla fine dello scorso aprile, l’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, aveva assicurato: “Tiburtina non è abbandonata, l’obiettivo è avere entro fine anno più del 50 per cento degli spazi commerciali occupati, ci sono già moltissime domande da parte dei commerciati”.

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