A Helsinki nasce il “foodsharing di quartiere” per non sprecare cibo

Non si arresta la diffusione del foodsharing, cioè della condivisione del cibo (soprattutto quello vicino alla scadenza o che per altri motivi rischia di deteriorarsi) per evitare che venga buttato. Infatti, oltre alla recente apertura di foodsharing.de, un sito tedesco che mettendo in contatto gli abitanti e le attività commerciali di diverse città si propone […]

Non si arresta la diffusione del foodsharing, cioè della condivisione del cibo (soprattutto quello vicino alla scadenza o che per altri motivi rischia di deteriorarsi) per evitare che venga buttato. Infatti, oltre alla recente apertura di foodsharing.de, un sito tedesco che mettendo in contatto gli abitanti e le attività commerciali di diverse città si propone come portale per limitare lo spreco alimentare, un’altra buona notizia in questo senso arriva dalla Finlandia e porta questa pratica positiva ancora più “vicino” ai privati cittadini esaltando ulteriormente l’importanza dell’impegno individuale.

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Nella zona Roihuvuori di Helsinki è stato sviluppato, grazie alla collaborazione di alcune società private e al patrocinio del Ministero dell’Ambiente finnico, il progetto “Saa syödä” (letteralmente “Licenza di mangiare”) che prevede la creazione di un punto di foodsharing di quartiere dove gli abitanti dell’area possono portare il loro cibo in eccesso e prelevare quello lasciato da altri. Qui, secondo quanto riportato da tuttogreen.it, la popolazione è invitata a depositare piatti pronti, verdure e prodotti alimentari non aperti ma con data di scadenza imminente: attraverso un apposito blog e Facebook le 200 famiglie coinvolte vengono costantemente aggiornate sulla merce disponibile.

Una pratica virtuosa che dovrebbe permettere di ridurre uno spreco di cibo che in Finlandia è quantificato tra i 120 e i 160 kg di prodotti gettati ogni anno da ciascuna famiglia locale (circa 20-30 kg a persona), cioè il 4,5% di quelli acquistati. Un problema non solo etico ed economico, ma anche ambientale, visto che è stato calcolato che le emissioni generate per produrre la quantità di alimenti buttati equivale a quella causata da ben 100mila automobili.

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